giovedì 12 luglio 2012

Denunce e acqua a rischio: guerra sulla cava Padulello

Gli ambientalisti vogliono lo stop immediato. Pucci: chiuderemo ogni attività. Ma il procedimento è lungo e in gioco c’è anche il futuro di sette cavatori

Ambiente versus lavoro, il diritto della collettività alla salute (e a un ambiente valorizzato) contro quelle dell’economia e dell’impresa. Da decenni questo conflitto segna il territorio apuano. Dalla pianura – a cominciare dalla Farmoplant – alla montagna. Alla cava Padulello, ad esempio, sul monte Tambura. Dove l’escavazione del marmo – lo sostengono gli ambientalisti, ma anche gli esperti – minaccia le sorgenti del Frigido (una ricchezza idrica senza pari in Toscana), i crinali della montagna, l’ambiente carsico dei suoi meandri.
La cava di Padulello, in concessione alla ditta Sergio Sermattei Srl. di Pietrasanta, è chiusa dal 2009 in virtù di un provvedimento dell’amministrazione comunale che impone al concessionario anche il ripristino ambientale dei luoghi.In realtà, l’attività in quella cava è continuata anche se non a pieno regime anche dopo quel provvedimento. Tanto che la Sermattei ha pagato anche la tassa marmi per i blocchi portati a valle. «Siamo di fronte – spiega Elia Pegollo di Pietra Vivente, associazione che, assieme ad altre “voci” ambientaliste ha scritto al sindaco la lettera che qui a fianco riportiamo) – a un’attività illegale in questa cava che, oltrettutto, è posta ben sopra la quota di 1.200 metri sul livello del mare oltre a cui è vietata l’escavazione. Il sindaco Pucci deve mantenere la parola data pubblicamente in sede di inchiesta pubblica, cioè l’impegno a fermare le lavorazioni».
Nella richiesta di apertura di un’inchiesta pubblica sulle cave alla Tambura, Italia Nostra e altre associazioni ambientaliste erano state ancora più dure: «Stupisce che, a fronte di ripetuti abusi e difformità, la Regione continui ad approvare le richieste di concessione avanzate dalla ditta Sermattei e dalla Piastramarina Srl per la cava della Focolaccia (un altro sito “caldo”) e che il Comune di Massa si limiti a erogare irrilevanti multe di poche migliaia di euro che il giudice di pace riduce ancora».
Non si sente però sotto critica il sindaco Roberto Pucci: «Non ho certo cambiato idea: la volontà dell’amministrazione è di chiudere quell’attività. Non abbiamo alcun interesse a tenere aperta quella cava. A fronte di 10mila euro l’anno di tassa marmi e concessioni non possiamo certo mettere a rischio l’ambiente e la risorsa idrica delle nostre montagne». Ragionamento in piena sintonia con gli ambientalisti. Tuttavia, aggiunge Pucci, «non è semplice e immediato far cessare l’attività. C’è un contenzioso, c’è un procedimento penale in corso avviato dopo una nostra denuncia; c’è anche un procedimento amministrativo aperto ma non concluso. L’obiettivo, comunque, è chiaro; stop all’escavazione.
Dall’altra parte, un impresa che rischia di essere fermata e sei-sette cavatori che rischiano il posto.

Fonte: Il Tirreno di Claudio Figaia

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