venerdì 31 gennaio 2025

Giacomo il mugnaio. La leggenda del più intrigante fantasma garfagnino

Dal canale YouTube Gallicano News, la leggenda di "Giacomo il mugnaio".

 

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lunedì 27 gennaio 2025

Il GIRO "Della Robbia" - Gallicano

Il nome dei Della Robbia è legato a Gallicano da due opere di eccezionale bellezza. I Della Robbia furono fra le famiglie più importanti nella scena fiorentina e toscana del Quattrocento e del Cinquecento. Furono scultori e artisti specializzati nella tecnica della terracotta invetriata. 
I componenti della famiglia sono diventati poi il simbolo delle maioliche colorate, chiamate oggi robbiane. Nella chiesa parrocchiale di San Jacopo vi è uno dei più fulgidi esempi di questa tecnica, messa a punto da Luca Della Robbia e che fu utilizzata a partire dagli anni quaranta del 1400. Grazie a questa pratica le opera dei Della Robbia prendono vita in una sorta di tridimensionalità policroma. 
Sulla navata sinistra della chiesa di San Jacopo (altare di San Giuseppe) spicca questa pala d’altare, alta 3,38 metri e larga 2,05 metri. Un’opera che per la maestosità e i suoi colori colpisce subito l’occhio. 
Le figure rappresentate al suo interno con i loro gesti e i silenziosi sguardi comunicano come mille parole. Nella lunetta superiore riconosciamo Dio mentre benedice i personaggi sottostanti. 
La figura principale è la Madonna con il Bambino Gesù: tenera e realistica questa immagine, in cui si vede il bambinello che stringe il dito della Madre, mentre Maria con la mano sinistra afferra il braccio di Gesù in segno di protezione. Gli altri personaggi che attorniano Maria sono San Giuliano, San Benedetto abate, alla destra, mentre alla sua sinistra San Giuseppe e Santa Caterina d’Alessandria, sopra di lei due angeli che, affiorando dalle nuvole, incoronano la Madonna. 
L’opera è da sempre legata al nome di Domenico Bertini, ritenuto probabilmente il committente della pala, anche se recenti studi portano alla luce nuovi documenti che riconduco l’erezione dell’altare (1513) alla nobile famiglia Cheli. 

IL TONDO ROBBIANO 
Della stessa epoca è quest’altra opera, un vero e proprio gioiello: il cosiddetto “tondo robbiano” che rappresenta la “Madonna con il bambino”, un bassorilievo fatto anch’esso in terracotta policroma invetriata. Il suo diametro è di una sessantina di centimetri e rappresenta la Madonna a mezzobusto con il bambino Gesù a figura intera. 
Questo tondo nei tempi antichi era collocato al di fuori delle mura castellane, ed era sopra la fonte pubblica, situata nell’attuale Via Cavour (al tempo conosciuta appunto come via delle Fontane). 
Dal 1960 quest’opera è stata spostata sotto le logge del Palazzo comunale per preservarla dalle intemperie e sostituita con una copia. 
Il suo ultimo restauro risale al 2002. Tanto belle erano (e sono) le terrecotte policrome “gallicanesi” che al tempo il museo degli Uffizi offrì una considerevole somma al Comune di Gallicano per vendergli questi prodigi artistici. Con intelligenza e lungimiranza la risposta dell’Amministrazione fu negativa e ancora oggi queste opere arricchiscono il nostro patrimonio storico ed artistico.

Serena Da Prato



Fonte: L'Aringo - Il Giornale di Gallicano n. 21 Novembre 2024

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domenica 26 gennaio 2025

Go to Garfagnana EPIC 2025

Scopri la magia della Garfagnana con Garfagnana EPIC 2025, l'evento che celebra la bellezza, la cultura e le tradizioni di questa incantevole regione. Un viaggio che ti porterà alla scoperta di paesaggi mozzafiato, attività avventurose, e una comunità accogliente che ti farà sentire come a casa.

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giovedì 16 gennaio 2025

I "vaglini" a Gallicano



Questa è una narrazione circolare. Parte dalle donne e dagli uomini che abitavano Fabbrica di Careggine, sulle rive del torrente Edron affluente destro del Serchio, sotto le alpi Apuane. Arriva alla diga, realizzata dall’ing. Ignazio Prinetti Castelletti tra il 1943 ed il 1953, che ha originato il lago di Vagli e le sue acque che SELT Valdarno usa “per trarne disciplinata energia elettrica”. 
Ritorna alle donne ed agli uomini che nel 1947 se ne andarono da lì -costretti- e si trasferirono altrove: a Gallicano ne arrivarono più venti, quasi un quinto di quelli che stavano alla Fabbrica. 
Dunque una narrazione circolare tra diversi luoghi e persone. Innanzitutto i “vaglini”, come comune mente venivano chiamati dai gallicanesi, non venivano da Vagli ma dal paese a quota 533 slm sotto Careggine: appunto Fabbriche oppure Fabbrica, come hanno sempre detto gli autoctoni. 



Si legge nel Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana, scritto da Emanuele Repetti nel 1833: ... la comunità di Careggine, tre miglia toscane ad ostro di Camporgiano, nella Diocesi di Massa già di Lucca, Ducato di Modena, consiste in 1347 abitanti suddivisi in sezioni ... tra cui il borgo di Fabbrica con 66 abitanti. Il paesetto è conosciuto e famoso solo anni dopo la sua scomparsa sotto il lago, quando viene svuotato per far manutenzione ai condotti della diga: la prima volta avviene nel 1954 poi nel 1968, nel 1983 ed infine nel 1994. 
Un articolo sulla Domenica del Corriere del giugno ‘54 titola infatti “un paese scomparso”, su La Garfagnana dell’agosto ‘68 si legge “pompei in garfagnana”, su Sette del Corriere della sera del 1994 “il paese che appare e scompare”, su Qui Touring del giugno 1994 il titolo è “Pompei del ‘900 riemerge dal passato Fabbriche di Careggine”, addirittura sull’Herald Tribune del 31 agosto ‘94 è scritto “a tuscan atlantis resurfaces as tourist mecca” e sull’Informatore di Unicoop Firenze dello stesso anno: “il paese fantasma”. Ma l’articolo più completo esce sul mensile Bell’Italia del novembre 1986 titolato “piccola atlantide” che ci regala anche un bel disegno di Francesco Corni che lo I “vaglini” a Gallicano ricostruisce a volo d’uccello visto da Vergaia, in alto ad ovest. 
Non si può dire che il paese non abbia avuto attenzione ... postuma! Se ne era occupata anche la Settimana INCOM 65 del 3 luglio 1947 che filmò la gente che sfollava e con l’edizione 633 del 13 agosto 1951, quando riemerse una prima volta ancora con i lavori di rialzamento della diga in corso. I due video sono in www.lanazione.it/lucca/cronaca/lago-di-vagli-1. Subito dopo la conclusione della 2a guerra mondiale ci abitavano in 146 e c’erano una dozzina di ragazzi e ragazze che frequentavano le prime quattro classi delle scuole elementari, per la 5a andavano a Vagli. 
Una delle ultime maestre fu Letizia Mariani che avrebbe poi sposato Mauro Lucchesi, lo stesso geometra che aveva preparato le indennità d’esproprio per i proprietari d’immobili e terreni ed avrebbe progettato e costruito le case dei “vaglini” a Gallicano, per conto di Selt Valdarno. Anche Don Guerrini, un prete trentenne, veniva da Vagli per dir messa nella piccola chiesa del 1590 a navata unica, abside rettangolare e volta a botte, dedicata a San Teodoro. 
Il medico condotto veniva invece da Careggine, il Comune. Molti lavoravano per la società elettrica ligure toscana SELT Valdarno, che già aveva in Garfagnana altre dighe e centrali idroelettriche, alcuni erano addetti alla costruzione di quella accanto al borgo che la guerra aveva fermato, altri lavoravano la terra, allevando animali e coltivando castagni, pochi altri commerciavano. Qualche tempo prima parecchi facevano i fabbri ferrai, utilizzando l’energia del torrente Edron e giacimenti ferrosi sul monte Tambura: una lontana provenienza lombardo bresciana dava cognome ai tanti Pellegrinotti ed -appunto- Bresciani. Gli affioramenti del paese dal lago, svuotato, hanno sempre fatto vedere l’ultima trentina di case più alcune dintorno ed il ponte a tre archi sull’Edron, i suoi argini, le recinzioni e la cappella del cimitero, che le correnti sott’acqua degradano sempre più. 
Ben si vede la chiesa, ancora con le coperture dell’abside ed il campanile alto, resistono i muri perimetrali delle case senza tetto che qualcuno aveva smontato per farne ancora materiale da costruzione: mezzo secolo di acque lasciano solo scheletri. Poca attenzione ricevettero gli abitanti, quando nel 1947, completata la diga in costruzione dal ‘41, furono allontanati: vecchi e bimbetti, tutti, sopra sarebbero arrivati più di 80 metri di acqua. I proprietari di immobili e terreni furono indennizzati e poterono scegliere dove andare ad abitare in case costruite dalla stessa Selt-Valdarno oppure acquistate, gli altri nulla. 
Fu una diaspora. Una delle tante famiglie Bresciani andò a Fornaci di Barga, qualcuno si trasferì in Svizzera ed in Australia, a Castelnuovo Garfagnana ed a Vagli, a pochi chilometri, i Giannecchini si trasferirono a Bolognana. Una delle famiglie Pellegrinotti anni prima era ritornata da San Paolo di Brasile: rientrati dall’emigrazione avevano costruito una bella grande casa accanto alla chiesa. Armida se ne andò a Pian della Rocca, Lola a Lucca: Dina, Pietro e Bernardino si trasferirono a Vergaia subito fuori dal lago, su verso Careggine. Le acque presero il posto delle due stanze di una casa Pellegrinotti sull’Edron, usate dalla Scuola elementare. Furono allagate quelle della trattoria gestita dai Bresciani, accanto al campanile e pure il mulino poco oltre il ponte sul torrente. 
Il ponte in pietra costituiva un attraversamento della strada Vandelli, abate ingegnere, realizzata ai tempi di Francesco III d’Este alla metà del ‘700, che collegava Modena con Massa traversando avventurosamente Appennino ed Apuane. A Gallicano, in quella che sarà via Traversa e poi della Repubblica a trecento metri dalla centrale idroelettrica, direttore dei lavori il geometra Lucchesi, furono iniziate a esser costruite fin dal 1944, ben in fila, quattro unifamiliari -piano terra e primo- ed una più grande casa quadrifamiliare. Si vedono bene in una foto d’epoca pubblicata nel librino fotografico di Daniele Saisi, Gallicano in Garfagnana nella prima metà del ‘900, sotto la chiesetta di Santa Maria in Panizza. Arrivarono più di una ventina di “vaglini”. 
Nella prima casa su via Giovanni Pascoli, verso la chiesetta di Santa Maria vennero a stare Luigi Bresciani e sua mamma Maria sopranominata “schioppo”. Nell’altra accanto Chiara Bresciani con le tre figlie Ettorina, Maria, Bice ed il figlio Domenico. Più giù vennero ad abitare Maria Pellegrinotti, Aldegonda madre di Maria, Laura e Laerte, poi Giuliano, Linda, i giovani Carlo ed Emma, Annunziata ed Antonio detto “tono”, Giovanni Ardelio. 
Nella grande ci stava anche America ovviamente chiamata “merica”. Nell’ultima casa della fila Domenico Geremia Gigli ed un’altra Pellegrinotti: Annunziata ed i figli Mario e Carlo. A molti di loro e tutti imparentati, la società elettrica aveva tolto il paese ma continuava ad offrire lavoro. A Gallicano dove in quegli anni ci abitavano non più di 1700 persone i “vaglini” erano il 2% ... un bel gruppo chiuso, isolato ai margini del paese verso nord est. Poi arrivò la contaminazione e negli anni successivi molti giovani misero su famiglia, taluni si spostarono anche per lavoro, altre sposarono gallicanesi. Nacquero Guido, Maurizio e Maria Luisa Simonini. Giuliana Saisi, Clara e Domenico Gigli. 
Con il cognome Pellegrinotti arrivarono Antonella, Lorenzo, Elisa, Floriano ed Ardelio Giovanni. Quest’ultimo ha fatto il consigliere comunale ed il Sindaco di Gallicano per 24 anni. Conosco Clara da quarantasei anni e siamo oramai sposati da quarant’uno. Sua zia Bice, una delle ultime ultraottantenni nate alla Fabbrica, ha dato mano con i nomi delle persone e memoria dei fatti, scusando le dimenticanze. 


Adolfo Moni - L'Aringo di Gallicano n. 9 marzo 2019

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mercoledì 15 gennaio 2025

La morte di Lino Tognocchi

Il Tirreno 14-01-2025 Luca Dini

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martedì 14 gennaio 2025

All'Eremo di Calomini presepi visitabili fino al 2 febbraio

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È ufficiale, torna il Giro d’Italia in Garfagnana il 21 maggio


Tappa dura tra Toscana e Emilia: si arriva in provincia di Reggio Emilia.
Da Viareggio si risale la Garfagnana passando da Barga e Castelnuovo.
Da lì si scala, dopo 25 anni dall’ultima presenza al Giro, la salita di San Pellegrino in Alpe con i suoi tratti al 19%: il Gpm è a quota 1623 metri dopo 14,2 km di ascesa alla media dell’8,7% e pendenze del 19%, dislivello 1224 metri.
L’ultima volta è stata nel 2000 con il duello tra Francesco Casagrande e Danilo Di Luca e arrivo all’Abetone.
Lunghissima discesa nei boschi dell’Appennino fino a Cerredolo dove si affronta la salita di Toano (11,2 km, max 10%) e infine a 10 km dall’arrivo la salita della Pietra di Bismantova (6,5 km, max 12%), simbolo della città di arrivo.

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sabato 11 gennaio 2025

mercoledì 8 gennaio 2025

Il Coro Pianiza - anni '70

 Una vecchia foto degli anni '70 del Coro "Pianiza", guidato dal maestro Febo Donini.


Foto tratta dalla copertina del Notiziario La Pania del Comune di Molazzana n. 132 - Dicembre 2024.

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Giro d’Italia 2025: la decima tappa - cronometro Lucca-Pisa

Martedì 20 maggio, il Giro d’Italia 2025 vivrà la sua decima tappa, una cronometro individuale che si preannuncia spettacolare e ricca di sfide per i corridori
Gli atleti saranno chiamati a confrontarsi sulla distanza di circa 30 chilometri, un percorso che collegherà le due città toscane di Lucca e Pisa, due luoghi iconici della regione, offrendo non solo una sfida atletica ma anche una vista mozzafiato su alcuni dei monumenti più celebri d’Italia.


La partenza avverrà da Piazza Napoleone a Lucca, uno dei luoghi più suggestivi della città, conosciuta per le sue mura medievali che ancora oggi circondano il centro storico. I corridori percorreranno strade che si snodano tra la campagna toscana e i centri storici di queste città storiche, concludendo la prova nella splendida Piazza dei Miracoli a Pisa, sotto la famosa Torre Pendente. 



Questo traguardo iconico renderà la cronometro ancora più affascinante per i tifosi e gli appassionati, che avranno la possibilità di assistere a un passaggio d’autore in uno dei luoghi più visitati al mondo.

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lunedì 6 gennaio 2025

giovedì 2 gennaio 2025

La maglia ufficiale della Garfagnana EPIC 2025

Ecco a voi la nuova maglia della Garfagnana EPIC.
Non vediamo l’ora di indossarla insieme a tutti voi nel 2025, pronti a scrivere nuovi capitoli epici insieme!

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