venerdì 10 dicembre 2010

Se.Ver.A.: non vogliamo la guerra tra i cittadini

Un bell'articolo che condivido in pieno di Andrea Giannasi (Il Giornale di Castelnuovo)

Sia chiaro a tutti.
I punti in gioco sono due: salvare la nostra salute e salvare i posti di lavoro dei dipendenti di Se.Ver.A.
I due punti non sono negoziabili e soprattutto non possono e non devono venire in contrasto l’uno con l’altro.
Insomma non vogliamo una guerra tra cittadini e dipendenti dell’azienda, mettendo in campo la questione della riapertura dell’inceneritore.
Le risposte non devono venire da una piazza che teme per il proprio futuro (sia in termini lavorativi, sia in termini di salute) perché nessuno in questa piazza ha responsabilità.
Insomma i cittadini che non vogliono morire per colpa della diossina di un inceneritore non se la devono prendere con 55 lavoratori e viceversa quest’ultimi non possono avercela con chi pensa al futuro dei propri figli o nipoti.
E’ barbaro accendere una guerra tra poveri (poveri inteso come chi ha poco da mettere sul tavolo di questa faccenda) e far uscire da una piazza una possibile risposta. La questione deve essere trattata altrove.
E qui mi spiego facendo prima un passo indietro e poi un passo in avanti.
Ma di cosa stiamo parlando in queste settimane? Cerco di fare chiarezza.
Se.Ver.A. è un ex consorzio pubblico costituito nel 1975 e trasformato in Società per azioni nel 1995 con il 93% delle quote in mano ai 16 Comuni della Garfagnana. Dunque è una società di proprietà dei Comuni e quindi di conseguenza appartiene ad ogni cittadini della valle. E’ gestita da un consiglio di amministrazione e si occupa da sempre di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Al suo interno ci sono altre aziende - o ci sono state - come Se.Ver.A servizi, Se.Ver.A acque, Seta e Pantarei. Queste ultime deputate alla produzione di energia elettrica e al teleriscaldamento (Pantarei), e al metano, eolico e idroelettrico (Seta). I Comuni hanno un controllo diretto perchè sono anche i primi sovvenzionatori di Se.Ver.A. attraverso la concessione dei servizi e dunque la riscossione delle bollette. Dunque chiudendo il cerchio, ogni cittadino è proprietario dell’azienda e quindi è naturale e ovvio, che ciascun proprietario possa in maniera legittima e democratica esprimere il proprio pensiero.

Per questo io dico NO all’inceneritore.

Ma andiamo avanti. Qualcuno di voi cari lettori ha capito che cosa sta accadendo? Certamente i dubbi e le domande sono molte.
In primis esiste il bilancio di Se.Ver.A, del 2009 per verificare le eventuali “falle” di gestione?
E ancora. Ma se la società appartiene per il 93% ai Comuni come mai questi, o i loro rappresentanti, non hanno vigilato e oggi ci troviamo di fronte ad un ventilato fallimento?
E su questo termine. E’ corretto parlare di fallimento oppure ci troviamo di fronte ad un grave stato di insolvenza di cassa? In buona sostanza. E’ vero che alcuni Comuni devono milioni di euro a Se.Ver.A. e con questi la società tornerebbe in pareggio?
Ma soprattutto la domanda che tutti si aspettano.
I politici deputati a vigilare su una “cosa pubblica”, su una società che appartiene ad ogni cittadino della Garfagnana, su una struttura che da lavoro a 55 persone, che cosa hanno fatto in questi mesi?
E infine tanto per essere ancora più chiari. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. L’ultima domanda è la più nitida e chiara: cosa c’è dietro tutta questa storia? Sarebbe interessante trovare qualcuno disposto a rispondere a queste domande.
Certo è che se Se.Ver.A. fosse stata privata avremmo già visto qualche testa rotolare e tutto sarebbe ben chiaro. E passiamo oltre facendo il passo in avanti.
Senza dimenticare che i punti in gioco sono due: s
alvare la nostra salute e salvare i posti di lavoro dei dipendenti di Se.Ver.A.
Andiamo dove stanno cercando di fare meglio. Mi riferisco al Comune di Barga che grazie ad un accordo con Aimeri Ambiente ridurrà i cassonetti dei rifiuti indifferenziati, potenziando la raccolta porta a porta. Insomma a pochi chilometri dal colle dei veleni (che paradossalmente si chiama “Belvedere”) si sforzano di essere virtuosi.
Barga oggi ricicla oltre il 40% dei propri rifiuti e sta studiando di giungere al 65% entro pochissimi anni. Forse a Barga sono più lungimiranti? Intelligenti?
Non so certo che nel sito di Aimeri Ambiente c’è scritto chiaramente che stanno puntando al “prereciclaggio la vera forza della terza era dell’immondizia”.
Ovvero: tutti comprano, però non tutti riescono a capire quanto importante per l'ambiente è comperare con intelligenza.
Prericiclaggio vuol dire fare scelte nell'acquisto di prodotti e di imballaggi che siano facili da riciclare e ridurre così la quantità di rifiuti da buttare via.
Il prericiclaggio è una buona strada per adattare le proprie esigenze ai propri principi. Non dimenticare quindi che in questa maniera dai un forte segnale ai produttori per commercializzare prodotti e imballaggi adatti: il nostro modo di fare indice sul modo di produrre e vendere.
Le seguenti idee ti aiuteranno nella spesa al supermercato e negli altri negozi.
Porta la tua borsa della spesa. Questo è il miglior modo di evitare il dilemma "in carta o in plastica".
Compra prodotti imballati in carta e cartone. Per esempio scegli la confezione delle uova in cartone anzichè in plastica. Evita di comprare prodotti monouso. Per esempio scegli le penne riciclabili anzichè usa e getta. Evita prodotti eccessivamente imballati. Acquista frutta e verdura non particolarmente imballata. Mentre acquisti pensa al riciclaggio. Pensa ai contenitori che possono essere reimpiegati per altri usi. Leggi le avvertenze riportate sulle etichette. E' molto importante per la propria sicurezza e per l'ambiente leggere le istruzioni e le avvertenze riportate nelle etichette dei prodotti acquistati..
Fai sentire la tua opinione. ,
Esprimi al commerciante e al produttore che fai le tue scelte di acquisto basandoti sull'impatto ambientale.
E la domanda è sempre la stessa: ma a Barga sono proprio molto più intelligenti di tutti gli altri garfagnini?
E siamo giunti alla fine. Vorrei ancora una volta ricordare a tutti (soprattutto ai fabbricanti di casus belli) che i punti in gioco sono due:
salvare la nostra salute e salvare i posti di lavoro dei dipendenti di Se.Ver.A.
Dunque carissimi “amici” sforzatevi di rifondare una società senza inceneritore e con 55 posti di lavoro.
Infine un’ultima domanda mi viene in mente: chi pensa ai lavoratori che operavano nelle compartecipate di Se.Ver.A. e che attualmente sono a casa? Come mai fino ad ora nessuno è intervenuto per salvare quei posti di lavori? Forza “signori” alzate la mano che qui di “furbetti” ce ne sono parecchi in giro.

Andrea Giannasi


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