lunedì 15 ottobre 2012

Cai e grillini: no al traforo del Tambura

Il monte Tambura dal Roccandagia

Per il Cai e per i grillini del Movimento 5 stelle di Carrara il traforo sotto il monte Tambura per collegare la Garfagnana alla via dei Marmi è un «progetto disastroso sia a livello ambientale che economico». 
Il sindaco di Vagli Mario Puglia difende invece l’opera e attacca l’assessore massese Loreno Vivoli che l’ha definita «criminale»: Puglia sottolinea invece che 540 milioni di euro per lavori infastrutturali in questi tempi di crisi sono un’occasione da non perdere. 
Il dibattito si accende dunque dopo la notizia che l’Anas ha dato parere favorevole al Ministero per la fattibilità dell’opera: 20,8 km da Vagli alla strada dei marmi di Carrara, con gallerie e viadotti. Si passa (cinque chilometri) sotto il monte Tambura si sfocia a Forno-Resceto e poi si punta su Colonnata e la strada dei marmi. 
Opera da fare in 7 anni in regime di project financing: i soldi arriverebbero dai privati in cambio dei cespiti per l’estrarzione del marmo. Il Tambura è un ricco giacimento e il traforo diverrebbe occasione di trasformarlo in una sorta di cava. 
Si parla infatti di dare 10 concessioni a Vagli e 22 a Carrara. Massa al progetto ha detto no a più riprese. Vivoli, ieri su queste colonne lo ha ribadito con forza. E Puglia replica: «La gloriosa Città di Massa e la sua Provincia che sempre si sono distinte per avere forgiato illustri amministratori e cittadini, dovrebbe riflettere a chi ha delegato il voto e la rappresentanza del proprio Comune. Personaggi che si inseriscono sulla stampa perché nella vita e nell'amministrazione hanno riportato risultati fallimentari.
Questi assessori "zero" invece di definire il traforo del M. Tambura che collegherà la Versilia alla Garfagnana e porterà 540 milioni di euro per lavori infrastrutturali e occupazione in momenti di crisi e di recessione economica, opera criminale dovrebbero inserirsi ed adoperarsi per realizzare con un opera di collegamento infrastrutturale stradale uno sbocco sui paesi di Forno e Resceto.
Il dissenso è democrazia, ma non è possibile per apparire un giorno sulla stampa, farneticare con possibili disastri ambientali creando paure e allarmismi senza basi documentali o scientifiche». 
Ma il Comune di Massa gli studi li ha fatti. E li ha fatti anche il Cai, che per bocca di Fabrizio Molignoni, rileva che «l’area interessata da questo traforo rappresenta la zona speleologicamente più importante d’ Italia, ricca di grotte carsiche e di inghiottitoi che ovviamente verrebbero messi a serio rischio quando non completamente distrutti. Il monte Tambura infatti ospita il sistema carsico più profondo d’Italia e tra i più complessi, topografato per circa 50 Km. di sviluppo con sei abissi superiori ai 1000 metri di profondità, come il Roversi, e sistemi di pozzi, fiumi e laghi sotterranei in parte inesplorati, oltre a 150 cavità censite nel Catasto Grotte della Regione Toscana. Oltre a rappresentare oggi l’area speleologicamente più importante del paese, è una risorsa idrica primaria sia per la zona costiera che per la Lunigiana, custodendo nelle sue viscere la più grande sorgente idropotabile della Toscana, quella del Forno di Massa, con portata media annua di 1500 litri al secondo, e che potrebbe, in un futuro nemmeno troppo lontano, essere una risorsa indispensabile anche per altre comunità». 
Sparano a zero sul progetto i grillini carraresi: «La sorgente del Frigido, che si trova sotto il monte Tambura, è già minacciata pesantemente dalle escavazioni in quota e correrebbe enormi rischi da un intervento simile. Visto che a Carrara non ci sono soldi per scuole e strade ad uso di tutti e non solo degli industriali, per il sociale e per qualsiasi cosa riguardi la vita comune, riteniamo che sia inaccettabile pensare di gravare nuovamente sulle casse comunali per costruire un opera che, aldilà dei tanti discorsi, si presenta come una Strada dei marmi 2 il cui scopo sia collegare più velocemente le cave ed i frantoi del versante Garfagnino alla rete autostradale e portuale e prelevare migliaia di tonnellate di marmo purissimo dal monte Tambura. Insomma una cosa ad uso e consumo dei soliti noti e a danno, ancora una volta, di tutta la collettività».

Fonte: Il Tirreno

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