mercoledì 3 aprile 2013

IV Giornata... nella tradizione - 14 aprile: la Minestrella di Gallicano


Da "Andrea Pieroni - Erbi Boni, erbi degli streghi - Goodweeds, witches' weeds

Questa non è che una delle tante versioni presenti nel territorio di Gallicano, in quanto il numero delle specie degli erbi utilizzati può variare sensibilmente, quella riportata è però una versione assai rappresentativa. 
Si fa un soffritto con aglio, lardo e la piccola cotenna di maiale. Una volta imbiondito, vi si aggiungono i seguenti erbi, tritati finemente: cicerbite (Sonchus oleraceus e Sonchus asper), tassello (Crepìs capillarìs), sportevecchie (Burnus erucaso e Lapsana communìs), favagelli (Ranunculus ficarìa), viole (le foglie, Viola odorata), primole (le foglie, Prìmula vulgarìs), pizzicacorni (Campanula tracheli um), pastinelle (Daucus carota), salossi (Symphytum tuberosum), romici (Rumex crìspus e Rumex obtusìfolium), sassaioli (Reìchardìa pìcroides), ingrassaporci (Hypochoerìs radicata), lingue di vacca (Plantalo lanceolata), orecchiette (Sì lene alba), ortica (Urtìca urens ed Urtìca dioica), bietola selvatica (Beta vulsarìs ssp. marìtima), radicchi di campo (Cichorium intybus, Crepìs leontodontoides, Crepìs sancta, Pìcrìs echìoìdes, Pìcrìs hieracìoìdes, Leontodon communis, Leontodon hìspidus), fiori di San Pietro (le foglie, Raphanus raphanistrum), boragine (Borogo offìcìnalis), erba striscia (Sì lene vulsarìs), inoltre poche foglie di papavero (Papaver rhoes), di Geranìum molle (manca una denominazione dialettale), di crescione (Apìum noeti/forum) e di piscialletto (Taraxacum officinale) e, a piacere, un po' di finocchio selvatico (Foenuclum vulsarìs ssp. piperìtum) e di aglio selvatico (Allium vìncale).
Si passano metà dei fagioli "giallorini" lessati in precedenza e si aggiunge la purea ottenuta agli erbi. Si allunga con acqua, si regola di sale e si fa cuocere il tutto a fuoco lentissimo per circa due ore. Infine si aggiungono i fagioli rimasti (interi), già lessati.
La mìnestrella verrà accompagnata dai cosiddetti "mignecci", focaccine di granoturco senza lievito, preparati a partire da una pastella di farina di granturco, sale ed acqua e cotte nei "testi" (quelli che si usano anche per i necci di farina di castagne) o dalle "focacce leve", facacce di farina di grano a pasta lievitata e cotte anch'esse nei "testi".
A questa preparazione viene ascritto in loco un effetto rinfrescante e depurativo. La sua area di diffusione è molto ristretta, delimitata tassativamente dal fiume Serchio ad Est (impossibile trovare anche una simile preparazione culinaria nella vicinissima dirimpettaia area del Barghigiano), dai confini "storici" del Comune di Gallicano a Nord e a Sud (in località "La Barca", tre km. circa a Nord di Gallicano già questa tradizione non esiste più, permane forse ancora nell'abitato di Bolognana a Sud, per poi divenire sconosciuta nel territorio della Media Valle del Serchio) e sfumandosi assai verso il versante Apuano (con una presenza sporadica a Verni e Trassilico).

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