martedì 14 febbraio 2017

Il fagiolo fico di Gallicano

 
Un giorno di maggio del 2002 trovandomi presso la sede della Misericordia di Gallicano, sentii alcuni volontari di turno che parlavano di seminare fagioli, tra questi il signor Giuliano Bertolotti di Gallicano discuteva sulla semina del fagiolo fico.
Incuriosito domandai che varietà di fagiolo fosse. Mi spiegò che era un fagiolo storico di Gallicano, conosciuto solo nel paese e allora gli chiesi se poteva darmi un poco di fagioli per seminare presso il centro “La Piana” di Camporgiano, dove era in atto la nascita del centro di recupero del germoplasma frutticolo e orticolo della Regione Toscana, gestito allora dalla Comunità Montana della Garfagnana.
Gentilmente mi fu data una manciata di questi fagioli che furono seminati subito, con grande interesse, presso il centro. I fagioli raccolti a fine stagione, furono mantenuti per la semina del 2003.
Ma l’anno 2003 fu un anno storico di grande siccità e questo fagiolo rischiò la scomparsa, infatti ne furono raccolti pochi semi sia nel vivaio La Piana che nei pochi orti di Gallicano.
Cominciai a chiedere ad alcuni anziani contadini del paese se lo coltivavano e con grande stupore scoprii, oltre le sue grandi qualità organolettiche, il suo utilizzo e soprattutto le sue origini.
Il signor Enrico Puppa mi raccontò che questo fagiolo era arrivato dall’America portato da Micheli Vincenzo al suo rientro in Italia, nascondendo cinque di questi fagioli all’interno del nastro del suo cappello. Successivamente ci fu la conferma dalla signora Claudia Da Prato che mi raccontò la stessa storia, essendo il sopracitato suo parente di famiglia.
 
Nella sua descrizione dice: “Micheli Vincenzo, nato a Gallicano nel 1863, ancora giovane parte per l’America per far fortuna e va in California a lavorare. Quando torna in Italia dagli Stati Uniti nel 1889 decide di portare dei semi a casa, ma non essendo permesso, nasconde una manciata di fagioli cuciti nel nastro di raso del suo cappello.
Il fagiolo fico, proprio per la sua unicità, non essendo presente in nessuna altra parte d’Italia, verso la fine degli anni 2000, fu iscritto nell’albo regionale sulla tutela e conservazione delle varietà locali (L.R. Toscana n° 64 del 16/114/2004), con la denominazione di “Fagiolo fico di Gallicano” e conservato, grazie ai coltivatori custodi, nella Banca regionale del Germoplasma di Camporgiano in gestione oggi all’Unione Comuni Garfagnana.
Pianta rampicante molto vigorosa, a fioritura tardiva e maturazione scalare da luglio fino a settembre, il fagiolo fico ha caratteristiche organolettiche veramente eccellenti: presenta una buccia molto delicata, una pasta morbida ma consistente, un sapore molto caratterizzato.
Come fagiolo in erba è ottimo in umido, oppure semplicemente lessato e condito; come fagiolo secco può essere usato nei passati così come lessato e condito.
Una particolarità di questo fagiolo è che quando viene lessato fresco emana nell’aria un profumo di fichi da cui deriva il nome assegnatogli. Coltivato in pochissimi orti familiari nel Comune di Gallicano in Garfagnana, è a rischio di erosione.
Fagiolo conosciuto da tutti i gallicanesi, si mangia, lessato in erba, con le nostre mitiche focacce leve.
 
Ivo Poli
 
Fonte: L'Aringo - Il giornale di Gallicano n. 5 marzo 2016

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1 commento:

  1. Buongiorno, sento parlare di questo fagiolo unico. Sono in Lunigiana, Fosdinovo. Potei chiederle una manciata di semi? In gentile concambio le darei dei semi di un fagiolo di Scicli (rg), antica varietà autoctona, nana, detta "cosaruciaru" (cosa dolce) per la sua buccia gentile, oggi presidio slow food.
    A risentirla. Grazie, cordialmente Orazio
    orfico@gmail.com

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