Settembre e ottobre segnano in Garfagnana l’inizio del periodo più atteso dalle nostre comunità di montagna: la raccolta delle castagne. Dopo la raccolta, i frutti venivano (e in alcuni casi vengono ancora) lasciati nei metati, piccole costruzioni in pietra dove il fuoco lento e continuo li seccava per settimane.
Una volta asciutte, le castagne dovevano essere liberate dalla buccia. È qui che entra in gioco la battitura: un lavoro faticoso, svolto a mano con bastoni o con apposite macchine, che separa la scorza dalla polpa. Il rumore dei colpi, la polvere sottile nell’aria, i sacchi che piano piano si riempiono: momenti che hanno accompagnato la vita contadina per secoli.
La farina di castagne, ricavata dopo la macinatura nei mulini ad acqua, era l’alimento principale delle nostre genti: con essa si preparavano polenta, pane, castagnacci e necci.
Oggi la battitura non è più un’esigenza vitale, ma resta una testimonianza viva della cultura garfagnina, tramandata da chi custodisce queste tradizioni. Assistervi è un salto indietro nel tempo, un’occasione per capire quanto il rapporto con la natura fosse stretto e fondamentale.
La Garfagnana non è solo montagne e paesaggi spettacolari: è anche questo patrimonio di saperi, gesti e riti che continuano a raccontare la nostra identità.
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