giovedì 6 giugno 2019

Il racconto della Garfagnana EPIC di Stefano Elmi

Stefano Elmi

PRIMO GIORNO 

Guardo distrattamente, ancora insonnolito, i nomi scritti sulla tabella che ogni partecipante ha attaccato al manubrio. Già perché questa non è una gara, ed al posto dei numeri ci sono i nomi, ci sono le persone. Poco dopo l’attenzione mi cade su un nome un po’ particolare: Passacantando. E nell’instante in cui lo guardo questo ragazzo sta proprio passando davanti a me, anche se non sta cantando. Un cognome così per uno che si sposta in bicicletta è bellissimo. Scambiamo subito due chiacchiere. Viene da Gaeta in solitaria, è arrivato il venerdì sera. Sorride.

Poco più in là un bambino con super e-bike. Si chiama Pietro.

–Bella la tua bici! Sembra una moto –

–E’ della mamma non la usa mai e l’ho presa io –

Alla partenza mi presento in camicia a quadri e bermuda da rider. Sulla tabella attaccato al manubrio la scritta Stampa ed il logo di Radio Music Lab. Ci vuole poco per capire che nessuno mi dà una qualche chance. Provo a rompere il ghiaccio e registrare alcune interviste. Approccio due ragazzi Danesi che hanno comprato la casa per le vacanze in questa zona. Porgo la domanda e subito un tipo bassino, segaligno e vestito tutto aderente mi squadra da capo a piedi e mi risponde con una domanda: ma tu quanto pensi di durare? Si inizia proprio bene e passo oltre. Alcune domande ad una coppia tedesca, ma è di poche parole.

Trovo Roberto Bonini di Fosciandora, che oltre essere un amico è un veterano della Epic. Infatti ha partecipato a tutte e cinque le edizioni, e la tabella sulla sua mountain-bike è nera con le cinque stelle dorate appannaggio solo dei migliori. Il suo entusiasmo e la sua emozione nel descrivere le precedenti edizioni, racchiudono in lui quanto di meglio questa manifestazione stia portando al territorio.

Fra i volontari che partecipano all’organizzazione della manifestazione anche il neo-eletto sindaco di Gallicano, David Saisi.

– Spero che i concorrenti non vadano poi così di fretta, ma si godano il paesaggio, portando un po’ di Garfagnana anche fuori. –

Pochi istanti prima della partenza faccio due chiacchiere con Daniele Saisi, l’ideatore della manifestazione, nata praticamente da un sogno, dalla passione per la bici e per questa valle. Che grazie al suo entusiasmo ha formato una squadra di pazzi scatenati: Claudio Santi, Mirco Toni, Federico Cardosi, Marco Raffaelli, Fabrizio Fabbrini, Gabriele Dini e Mario Orlando.

– Quest’anno, il 2019 è l’edizione dei record, abbiamo 275 iscritti. Avremo dei tratti di discesa, anche impegnativi, già dal primo giorno assieme a dei tratti di portage. Inoltre per la prima volta sconfineremo in Lunigiana, per promuovere la nostra nuova manifestazione che si terra il 28 settembre prossimo: il Volto Santo Trail, un’avventura in mountain-bike in completa autonomia che si svolgerà da Pontremoli a Lucca. Per quanto riguarda questo week-end il meteo è favorevole. Finalmente sta arrivando l’estate e siamo felici –

Io e Martina siamo al seguito della Garfagnana Epic 2019 per Radio Music Lab. Una web-radio locale appena nata ma già di grande popolarità. La sede si trova a Piazza al Serchio: deep Garfagnana.

Ore otto in punto. Si parte. Davanti quelli che ‘la Epic non è una gara ma se posso ti sto davanti’ e dopo gli altri. Quelli che chiacchierano. Che scherzano. Che hanno già perso l’amico. Chi è contento di aver lasciato la moglie a casa. Chi invece gli dispiace. Chi si guarda intorno. Chi impreca alla prima salita, ma è solo un modo per esorcizzarla. Chi conosce già la possibile scorciatoia per arrivare chissà dove.

Poco dopo Cerretoli alzando lo sguardo quasi al cielo si vedono delle formichine con le bici in spalla. Ecco il primo tratto di portage che ti porta diretto al primo ristoro, quello di Stazzana. Come è possibile arrivare sin lassù?

Salendo (lentamente) si arriva al punto in cui la bici si trasforma in un oggetto pesante da trascinarsi dietro. E’ l’inizio del portage. Qui trovo due ragazzi fermi su una stradina, molto più piacevole alla vista che taglia la montagna. Ma il più alto dei due, Luca Di Trapano che viene da Sezze in provincia di Latina, con il suo amico Andrea Archilletti, puntano il dito all’insù. Non c’è scampo, è quello il sentiero.


Sempre salendo (lentamente) e sudando (copiosamente) si arriva a quel punto dove vedevo le formichine con la bici in spalla. Provo a guardare giù sulla strada per vedere le formichine ancora in sella.

Mano mano che i chilometri passano le chiacchiere si fanno più mirate. C’è una prima scrematura, insomma si rimane con i propri simili, che poi sono quelli che hanno il medesimo passo. La complicità aumenta di pari passo con la fatica ed al primo ristoro è una festa. Le persone sono ancore fresche e la giornata ancora lunga.

A Stazzana, con i volontari del circolo de l’Alpino, mangiamo il primo piatto di farro e pasta e beviamo una meritata birra. Il primo collegamento radio è andato bene, tutto ha funzionato ed appena arrivati alcuni già dicono, come si usa in questi casi: vi abbiamo sentiti alla radio.

Martina butta la bici in terra, prende il suo taccuino dallo zaino e fa degli schizzi. Costanza e Vittoria, figlie dell’ideatore di Epic si entusiasmano alla sola vista, facendo mille domande.



A poco a poco si delineano i potenziali personaggi. Alcuni superati, altri che ci hanno superato ma già prima della sera diventeranno come fratelli con cui confidarsi.

Facciamo un’altra diretta intervistando dei rider locali: Alessandro Rossi di Fornaci di Barga, che è molto entusiasta di questa avventura appena cominciata. Poi la determinatissima Milena Barsellotti del Jurassic Bike di Bagni di Lucca.

–Piacere di averti sentito Milena, vediamo se riusciamo a fare altri collegamenti con te più avanti – conclude Morris dalla redazione

–Se il vostro Stefano riuscirà a stare con me, molto volentieri –

Il sole spacca, le Apuane sono davanti a noi. Buttato giù l’ultimo sorso di birra ripartiamo in direzione di Careggine, e per la temibile Poderosa. Che non ho ancora capito cosa sia davvero.

La discesa è un sentiero fatto di piccoli tornanti che girano su se stessi all’interno di una ripida faggeta. Sembrano ricamati, ma in certi tratti è molto poco poetico se non sei un endurista spensierato. Un fotografo-elfo del circolo FotoCine Garfagnana che segue l’evento si è mimetizzato proprio in un tratto difficile, dove bisogna superare una roccia e buttarsi in un torrente. E’ evidente che aspetta almeno uno schizzo di sangue o un’ematoma. Piano piano la vegetazione cambia, i faggi spariscono e la temperatura aumenta, anche quella dei freni. Si vede il riflesso dell’acqua fra gli alberi, siamo arrivati al Lago di Vagli.

Si passa sotto una statua in marmo di Trump ed una di Putin, per non scontentare nessuno, e si attraversa il ponte sospeso e un rumore metallico sempre più insistente giunge dalla ruota di Martina. Prontamente uno degli organizzatori, Mirco Toni, ci raggiunge e ci sostituisce le pasticche – Ricorda, cambia sempre le pasticche dei freni prima di partecipare ad un evento del genere – conclude saggio il suo intervento.

In salita verso Vagli di Sopra avvistiamo una vipera tranquilla. Ci ritroviamo con una banda molto eterogenea ad una fontana, mentre siamo in diretta radio. Stefano-grandi tatuaggi, ed un gruppo di suoi amici vengono da Cavernago in provincia di Bergamo. Tutti si fiondano sotto la fontana di acqua fresca, mentre è in corso un dialogo fra la redazione e Stefano-grandi tatuaggi in cui comprendo solamente, ed in continuazione la parola figa. Ma anche il buon Morris, in gran giornata, dal fresco della redazione, ad un certo punto rilancia – Troverai tanta di quella cosa lì all’arrivo! Fidati di me –

Siamo sudati e assetati e non siamo neanche a metà strada per il Monte Argegna, dove ci sarà la fine di questa prima tappa. Ora chi conosce il Monte Argegna, ma anche chi non conosce il Monte Argegna sa benissimo che ciò non potrà mai avverarsi. Nessuno si fa illusioni.

Al passo del Giovetto ci sono delle defezioni. I più pigri tirano dritto per l’asfalto e arriveranno in gran spolvero al secondo ristoro di giornata a Gorfigliano. Noi invece proseguiamo imperterriti per Campocatino ed oltre con un pezzo di portage per arrivare all’imbocco della discesa.

La Roccandagia è una parete di roccia verticale che si staglia sopra di noi. Siamo minuscoli da soli con le nostre biciclettine in spalla, tutti vagamente ridicoli coi nostri abbigliamenti. Però la vista che si ha e le sensazioni provate nell’arrivare quassù, sopra il bosco ci ripagano di ogni fatica.

Poi ci inventiamo una cosa che forse nessuno aveva mai fatto, un collegamento in diretta con lo studio di Radio Music Lab, mentre sono in discesa. Questa volta assieme a Morris c’è anche Gloria in studio. Chiaramente non è una discesa normale, ma è una discesa da Epic of course!

Il primo tratto è erboso con terra battuta e piccoli dossi da superare. Morris mi porge domande gentili e garbate mentre la mia prima risposta è un:

– Merda! Mi ribalto!

– No non ti ribaltare in diretta! – replica Morris

– Ok mi ribalto appena chiudo!

A Gorfigliano la birra Poretti è buonissima. Siamo oltre metà giornata e si preannuncia un ‘cancello’. Ovvero in una certa località che si trova a sette, otto chilometri da qui se si arriva dopo le 17 bisogna girare a destra e seguire l’asfalto verso l’arrivo e saltare l’ultimo tratto in Lunigiana. Sono le 16,15 e io tento in tutti i modi di perder tempo, ma non ci riesco.

-La stampa deve venire col servizio scopa in Lunigiana – mi dice Daniele Saisi, che assieme ai suoi fidi sta controllando le retrovie.

Al ‘cancello’ Martina ci saluta e devia per la scorciatoia. Il cartello di confine fra le province di Lucca e Massa Carrara ci arriva così dopo una semi curva banale. Fra le fronde di due alberi, come in una cartolina, si vede Minucciano con la sua torre al centro e tutte le case disposte intorno a formare una corte. Noi proseguiamo verso Ugliancaldo. Alla chiesa facciamo una foto tutti assieme con la vista sulla parete nord del Pizzo d’Uccello. Sembriamo dei reduci, ma siamo bellissimi.

Guido di Viareggio è felice e si accende una sigaretta. Riparte cosi, in sella al suo mostro da enduro e prende per primo la discesa. Poi tutto il servizio scopa, a seguire Luca di Sezze ed a chiudere io. E’ iniziata la famosa discesa della Lunigiana, da Ugliancaldo a Pieve San Lorenzo.

In discesa sono tutti più meno degli assassini. Li rivedo in fondo a questo single-track da fare senza fiato. Ad un certo punto ritrovo Luca, endurista esperto.

– A giudicare dai pantaloncini attillati che porta tutto il servizio scopa uno non gli darebbe due lire in discesa ed invece…–

– Ed invece camminano come disperati – aggiungo io

Come promesso a Morris nel collegamento precedente, mi ribalto prontamente quando non sono in onda. Una pietra viscida mi trae in inganno, la ruota anteriore si pianta mentre quella posteriore s’impenna e io mi spiaccico a terra con la mia spalla dentro una roccia. Un po’ ammaccato riparto.

La salita da Pieve San Lorenzo attraversa dei campi con erba alta e vecchi ruderi in pietra. Tutt’intorno non si vede nient’altro che verde e Alpi Apuane. La cosiddetta civiltà è lontana.

Attraversando il paese di Metra uno striscione, attaccato ad un muro, ci saluta e ci dà il benvenuto. Un ragazzo seduto al bar del paese, prontamente assistito dall’organizzazione, è in preda a dei crampi dolorosissimi.

Proseguo in solitaria. Il pezzo finale per giungere ai mille metri del Santuario del Monte Argegna è uno di quei momenti in cui ti chiedi perché fai certe cose. Al minimo accenno di salita più ripida scendo, le gambe sono troppo doloranti. Il fondo diventa sconnesso e il pezzo a piedi si protrae per un bel pò. Alla fine la strada forestale spiana e la pedalo col rampichino, che in questi casi è sempre troppo duro e ne vorresti sempre di più. Attraverso i campi del santuario col sole caldo e confortante del tramonto. Sono zuppo di sudore, talmente stanco che non ho più né fame e né sete. Scendo per il prato a folle velocità, mi piace di pensare. Vedo Martina già cambiata a sedere nei pressi del santuario. Per oggi è finita. Sono le 19,45.

SECONDO GIORNO

Il Monte Tondo ha sempre avuto il sapore dei grandi spazi nella mia testa. Il rifugio è una terrazza di confine fra le due vallate: Garfagnana a sinistra e Lunigiana a destra. I boschi di faggi si alternato a pascoli verdi e rassicuranti. I pendii non sono mai scoscesi e i sentieri sono più pedalabili. Le ruvide Apuane, coi i suoi sentieri ‘se sbagli muori’ sono sullo sfondo. In distanza si può ammirare anche il golfo di La Spezia. Questa zona assomiglia ad un ponte naturale fra le due catene montuose.

Tornando indietro negli anni ’90, adolescente, uno dei primi ricordi che ho di questi luoghi è una piccola gara in mountain-bike. La partenza era fissata in un paesino poco distante, Magliano. Quel giorno colui che monopolizzava il primo posto fortunatamente non c’era. Ci potevamo giocare il primo posto per davvero. Eravamo in tre o quattro nella categoria, quindi anche sbagliando strada sul podio ci si arrivava sempre. Comunque quel giorno ricordo solo una gran salita che non finiva più all’interno di una faggeta che ci proteggeva dal sole. Ad un certo punto intravedo il primo. Lo vedo sempre più vicino. Non ci potevo credere, forse era la giornata giusta. Lo avvicino sempre più, senza che lui si accorga di niente. Poco dopo gira la testa, e si vedeva proprio che si stava riposando. Che schiaffo. Tirò due pedalate più profonde e ripartì come sapeva fare e anche quella volta niente vittoria.

Potrebbe sembrare un ricordo triste, ed in parte lo fu all’epoca, però quello che mi piacque tantissimo erano quei boschi e quell’aria fresca a così poca distanza da casa. Non passò molto che abbandonai queste piccole competizioni per dedicarmi a miei giri per il solo piacere di stare in giro.

La sera precedente al santuario la cena è stata buonissima. Fra sbadigli, chiacchiere per commentare la giornata trascorsa e il briefing del presidente le persone a poco a poco si sono dileguate verso le proprie brande. Fuori, sotto il suo gazebo il meccanico Alessandro Iori assieme ai suoi collaboratori hanno lavorato fino a notte fonda per sistemare le biciclette. La nottata è passata bene con una grande dormita in tenda senza troppo freddo.



Ore otto in punto, partenza. Abbigliamento odierno: pantaloncini sempre da rider e maglia di lana con colori bianco celesti e la scritta personalizzata ELMI, regalo del più grande fotografo concettuale dei nostri tempi: Stefano Tommasi. Fa già caldo. Occhi luppicosi e si riparte in sella alle nostre biciclette verso il Monte Tondo.

La salita di avvicinamento alla vetta e all’omonimo rifugio parte con un ritmo blando da passeggiata. Anche i rider più assassini salgono piano piano. Arrivati sul crinale i più gasati partono di colpo per prendere in testa il Passo del Gatto. Gli altri si godono il tetto della Garfagnana con una temperatura raramente vissuta negli ultimi periodi. Il sole oggi picchia duro e la luce è fantastica. Il verde delle montagne è scintillante. Le Apuane in questo frangente si allontanato da noi. Stiamo per sconfinare in Emilia, dove rimarremo per un bel po’, ed entrare nell’Appennino più autentico.

Il Passo del Gatto è la foto che ha reso famosa la manifestazione. Il sentiero qui si restringe e diventa roccia. Ci sono degli scalini da superare e a destra rimane il vuoto. I più bravi fanno tutto bici in spalla, altri passano la bici al compagno che sta sopra.



Gio Brega, entusiasta videomaker che segue la due giorni, si è piazzato in cima a filmare quella che è la Cima Coppi della Garfagnana Epic. All’arrivo mio e di Martina, incurante di tutta la fila che si è creata per superare questo tratto, scende dagli scalini di roccia per fare un selfie col servizio stampa al gran completo. Ce lo meritiamo tutto.

Al Passo di Pradarena troviamo il primo ristoro di giornata. Assieme a Gloria ed Alessio della redazione di Radio Music Lab facciamo una diretta e il presidente di Epic, Daniele Saisi, ci aggiorna prontamente sulla situazione attuale.

Qui ci sono alcune defezioni: gli amici di Cavernago in provincia di Bergamo, guidati da Stefano-grandi tatuaggi, preferiscono continuare per asfalto e tornare facilmente all’arrivo. Anche altri scelgono questa soluzione. Passa un signore che candidamente ci dice che lui alle 17 del pomeriggio deve essere a Montecatini per un matrimonio. Nessuno ha capito se si riferisse al suo o a quello di un altro. Lo vediamo continuare di gran carriera per il sentiero.

Proseguiamo lungo il crinale. Siamo un gruppo sfilacciato ed eterogeneo. Io e Martina superiamo sui pedali un tratto piuttosto ripido e dei signori bolognesi fermi proprio in cima a riposare esclamano: ah però la stampa!

Per la cronaca ci avevano dato per spacciati anche alla partenza del secondo giorno.

Siamo in un sentiero che va su e giù e taglia delle faggete maestose e ci porta nei pressi del Rifugio Bargetana e da lì al Passo di Lama Lite. Incontriamo la neve, poca a dire il vero, ma il giusto per rendere l’avventura ancora più epica, se ce n’era ancora bisogno.

All’improvviso molti sono gli escursionisti a piedi. La maglietta inizia a lasciare il suo segno sul braccio. Siamo a 1.700 ed è scoppiata l’estate.

Ci godiamo una meritata discesa saltando su delle macchie di neve sparse qua e là. Beatrice di Pescia, poco avanti a noi, ci si tuffa di testa ma senza conseguenze. Al Passo delle Forbici troviamo due fuoristrada dell’organizzazione che ci riempiono le borracce coi sali minerali.

Questo passo, assieme ad altri della zona, era una via ideale di collegamento Toscana e la Repubblica Partigiana di Montefiorino che durò meno di un’estate.

Nel 1944 una brigata partigiana fu sterminata proprio qui vicino. Una stele con le fotografie e i loro nomi è stata posta a bordo strada per ricordarli. Purtroppo qualcuno recentemente ha rotto il vetro che contiene le fotografie e tolto le lettere ad alcuni nomi.<
br /> Giungiamo al secondo ristoro di giornata quello del Tizzon, al secolo Stefano Satti. Doppia razione di pasta e grande birra. Qui facciamo la terza diretta di giornata. Proviamo ad intervistare il buon Tizzon, accompagnato dal fido cane Tondo, ma all’ultimo si rivela inaspettatamente timido e non rilascia dichiarazioni. Così interviene la sua segretaria Pamela che ci narra le vicissitudini dei viandanti ciclisti tutti per lo più affamati e stanchi.

Qui conosciamo meglio Guido Lombardi, viareggino d.o.c. e titolare del Bagno Aloha. Ha una voce rauca, molto radiofonica e si presta molto volentieri all’intervista.

– ll segreto – dice – è di non seguire quello che dice il proprio medico. I miei ristori sono fatti di corretti e sigaretta finale. In gran parte delle salite soffro e molte volte spingo, ma le discese le volo e mi diverto molto. Siamo tutti come fratelli qui –

Il servizio scopa ha fatto un ottimo lavoro durante tutto il giorno, ed ora che sono le 16 c’è la chiamata finale – Chi viene con noi al Grottorotondo?! –

Il Grottorotondo infatti significa altri mille metri di dislivello una volta raggiunta la fondovalle, ma sopratutto significa una salita bici-in-spalla per arrivare sulla vetta e godersi l’agognata ultima discesa. Io non ho le gambe per arrivare sin lassù.

Grottorotondo

Assieme a Martina scendiamo dal Tizzon al fondovalle per il comodo asfalto. Alla fine della giornata saranno comunque 80 i chilometri percorsi e più di 2.000 i metri di dislivello.

All’arrivo agli impianti sportivi di Gallicano i partecipanti arrivano alla spicciolata. C’è chi è arrivato dalle vette più estreme. Chi da una scorciatoia improbabile. Chi da un osteria sconosciuta in cui si è fermato ben oltre l’ora di pranzo. C’è chi aspetta il compagno che ha voluto provare il temibile Grottorotondo. C’è chi è triste perché non aveva le gambe per affrontarlo. C’è chi arriva sorridente e sporco dopo averlo fatto. C’è chi, con fare professionale, ha già fatto la doccia e lavato la propria bicicletta… da ore.

Tutti si ritrovano per la foto di rito, in solitaria o in compagnia, davanti al tabellone di Epic 2019 con i nomi dei partecipanti. Dopo due giorni passati in sella la complicità che si è creata fra i partecipanti forse è la cosa più bella. Si sono formati dei gruppetti del tutto inaspettati ed eterogenei. Si parlano accenti diversi ed in comune hanno il sorriso. Tutti sono sullo stesso piano, tutti sono uguali.

Il giorno seguente telefono a Daniele, The President, per un saluto.

– Ieri sera siamo arrivati sul Grottorotondo al tramonto. E’ stato fantastico! –

– Grandi! –

– La salita da Castelnuovo a Sassi l’hai presente? –

– Sì certo… –

– E’ banale, ma noi spingevamo perché eravamo talmente cotti che non riuscivamo a pedalare, poi una volta giunti a Sassi abbiamo preso il gelato al bar. I volontari del Cai avevano organizzato un rinfresco, però a quell’ora stavano smantellando tutto il banchetto perché non si aspettavano oramai più nessuno. Quando ci hanno visti arrivare erano increduli. Hanno riaperto tutto e ci hanno dato pane e formaggio. Dopo sulla vetta pensavamo di essere soli ed invece c’erano altri due partecipanti che stavano facendo una diretta Facebook e urlavano dalla felicità. Siamo arrivati a Gallicano alle 21. Stanchi, ma stanchi per davvero ma felicissimi –


Stefano Elmi

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