sabato 2 marzo 2013

Il giro di Cardoso: Cardoso - Colle del Monte Penna - San Luigi - Buca di Castelvenere - Cardoso

Un percorso ad anello di circa 4 ore alla portata di tutti è quello che vi descrivo oggi, che l'ho "battezzato" il giro di Cardoso. Clicca qui per vedere le foto che ho scattato.

Da Cardoso imbocchiamo il sentiero n. 136. Il cartello, all'inizio del paese, recita così:

Inizio sentiero CAI n. 136
Cardoso, 400 metri c.a. sul livello del mare, è situato nel Parco delle Alpi Apuane. Il nome sembra derivare da quello del fiore detto "Cardo di S. Pellegrino" o "Carlina" con foglie spinose, una delle varietà floreali protette caratteristiche delle nostre montagne. Il Cardo è infatti il simbolo raffigurato sull'antico stemma del paese. E' situato alla base del monte Gragno di fronte alle colline di Barga e di Coreglia.
Il paese è dominato dalla torre campanaria, antica torre di guardia, la cui costruzione risale al XIII sec.. Il centro storico di Cardoso offre un paesaggio da sogno che si snoda fra stretti vicoli, scalini e piccole arcate. Le facciate delle case sono incorniciate di pietra grigia e fiori. La Chiesa è intitolata a S. Ginese e la sua architettura è riferibile al sec. XIII. Fu rimaneggiata in epoca barocca. 
Poco distante dall'abitato è la Chiesa di S. Doroteo, già segnata nell'elenco duecentesco delle chiese della diocesi di Lucca.
Come nel passato ancora oggi il paese è ricco di fontane che denotano la ricchezza delle acque. Si segnalano: quella in Piazza S. Rocco (detta Piazza Vecchia) e quella dell'Oratorio di S. Doroteo che si dice "scaturita improvvisamente per dissetare il Santo". 
Edificio di notevole importanza architettonica è il Palazzo Toti Cerù ed il suo caratteristico giardino, di proprietà privata.
Sembra che anticamente il paese fosse raggiungibile attraverso una via che da Borgo a Mozzano saliva al Castello di Gioviano, poi a quello di Spulizzano, oggi S. Romano, da dove scendeva la Turrite Cava e quindi risaliva verso il colle dove sorge Cardoso

Dopo aver passato il "Castagno del Diavolo" in breve arriviamo alla Piazzola (m. 720 s.l.m.),  giriamo a destra e raggiungiamo la Croce del Monte Penna (circa 1 ora dalla partenza). Da qui il panorama è magnifico.





Dal cartello:
Il Colle del Monte Penna è situato a 800 metri di altitudine, poco al di sotto della vetta del monte omonimo che ha un'altezza di 982 metri sul livello del mare. Sul colle, nel 1971 è stata istallata una croce in ferro da un gruppo di appassionati della montagna di Bolognana. Meta di escursionisti e montanari questo luogo offre una splendida vista panoramica sulla Valle del Serchio e sull'Appennino Tosco Emiliano. Molte associazioni locali vi organizzano ogni anno feste e pranzi all'aria aperta.



Proseguendo per il sentiero n, 136 in un'altra ora arriviamo a San Luigi, base di partenza per il Monte Palodina.




Dal cartello:
Il villaggio pastorale di San Luigi (m. 871 s.l.m.) deve il suo nome a Luigi Gonzaga, venerato nella piccola Chiesa la cui conformazione attuale risale presumibilmente al XVIII secolo come è indicato dalla data incisa sopra il portale di ingresso del fabbricato. Fino agli anni '60 il culto del santo era ancora vivo nei residenti della zona, che portavano la sua effige in processione da Vallico Sopra a San Luigi. Posto a quota 871 metri sul livello del mare, in posizione assolata su una serie di dolci ed ampi terrazzamenti, San Luigi è costituito da piccole case isolate con pochi locali organizzati su due livelli, all'interno dei quali i pastori e gli animali trascorrevano i mesi estivi separati dai villaggi madre posti a quote più basse. La pratica dell'alpeggio si è protratta qui, come in altri villaggi pastorali delle Alpi Apuane, fino ai primi anni del secondo dopoguerra, fin quando la debole economia pastorale è stata definitivamente sopraffatta dall'economia industriale del fondovalle. Nel villaggio risiedono ancora oggi alcune famiglie dedite alle attività agricole e pastorali, presso cui è possibile reperire produzioni tipiche e locali quali formaggi ovini e vaccini, insaccati di maiale e ottima farina di castagne.

Il formaggio di vacca della Vittoria
Da San Luigi rientriamo poi a Cardoso per il sentiero n. 111 passando dalla Buca di Castelvenere.





Dal cartello:
La Buca di Castelvenere, detta anche di Casteltendine, si apre, a quota 700 m. s.l.m., sul versante sud orientale del Monte Penna, nella valle della Turrite Cava, nel Comune di Fabbriche di Vallico. Il tratto iniziale della buca, ampio e a forma di imbuto è percorribile con la luce naturale ed è lungo circa 50 metri. Al termine di questo si aprono due rami: quello di sinistra, da cui fuoriesce un ruscello, è stato esplorato dal Gruppo Speleologico Bolognese per circa 1.700 metri; quello di destra asciutto, termina dopo circa 140 metri. La buca è comunque interessante più per gli aspetti storici che per quelli naturalisti e speleologici. Indagini archeologiche effettuate negli ultimi trenta anni hanno consentito il recupero di numerosi reperti, che dimostrano la lunga e antica frequentazione dell'antro con evidente scopo culturale. 
La sacralità del luogo era certamente connessa con il ruscello che sgorga direttamente dalla grotta e gli stessi reperti evidenziano, almento per certe epoche, l'esistenza di un culto delle acque, cui probabilmente si attribuivano proprietà salutari o associate alla fecondità. Poco a valle della grotta sono visibili i resti di un muraglione in pietra di cronologia incerta, forse costruito per scopi difensivi e militari. Tra i reperti di epoca etrusca e romana rinvenuti durante gli scavi ed oggi esposti nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca e nel Museo Archeologico a Castelnuovo di Garfagnana, meritano una particolare attenzione i bellissimi bronzetti votivi etruschi.

Che ne diresti di leggere un altro articolo a caso del blog? Potresti trovarlo utile e interessante!

2 commenti:

  1. Grazie a Daniele per queste foto e per le note storiche: un percorso tutto da fare. Per chi volesse leggersi un libretto di fine Ottocento, tutto da gustare, sulla Tana, ecco il link: http://www.vallico.net/tti/publications/magri/tana_italian.pdf

    Manuele

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