mercoledì 18 settembre 2013

Due Gallicanesi nella spedizione in Mongolia

Parte oggi, 18 settembre 2013, la spedizione sui monti Altai, ai confini tra Mongolia e Cina.

Tra i partecipanti anche 2 gallicanesi doc:
Adolfo Da Prato (il Pulcino) e Giacomo Giannerini (il Folletto)

Giacomo Giannerini

Adolfo Da Prato

L’itinerario prevede di arrivare in Mongolia via terra dalla Siberia per poi compiere percorsi a piedi in alcune aree montuose della regione.
Primo obiettivo sarà il tentativo di salita ad una delle cime più alte della Mongolia (oltre 4000 m.) nella catena del Tavan Bogd attraverso il ghiacciaio Potaniin, lungo oltre 20km, poi un interessante percorso nella regione dei laghi ai confini con la Cina per finire con una traversata della remota catena montuosa del Kharkhiraa. Il percorso a piedi, oltre che l’obiettivo di raggiungere alcune cime, si propone di ricercare le popolazioni nomadi locali, gli sciamani Tuva ed in particolare i “falconieri”, i cacciatori di origine kazaka che utilizzano possenti aquile reali per cacciare conigli selvatici, volpi e lupi.
Sarà questo il principale oggetto delle riprese che l’organizzatore della spedizione, Danilo Musetti, realizzerà incontrando Bailau, il più famoso cacciatore della Mongolia già raccontato in un bel documentario dalla BBC, che in questa stagione si dedica completamente a questa millenaria tradizione insieme al figlio. Prendono parte alla spedizione numerosi altri soci del sodalizio garfagnino: Agostino Domenichelli (Omo), Massimo Salotti ( medico della spedizione), Alberto Cresti, Lauro Dini (fotografo della spedizione), Piero Gai, Giacomo Giannerini, Adolfo Da Prato e Riccardo Andreani. Oltre a loro anche altri soci CAI delle sezioni di Livorno, Milano, Brescia e Massa.

Musetti ci racconta: “E’ stato piuttosto complesso organizzare questo itinerario, sono certo che sarà un privilegio poter esplorare sperdute montagne che segnano il confine tra Russia, Cina e Mongolia, incontrare un popolo che ha mantenuto fino ad oggi il senso più estremo di libertà: l’essere nomade, documentare una tradizione antichissima ancora tramandata di padre in figlio: la caccia con l’aquila reale, in uno dei paesaggi più incontaminati e selvaggi del pianeta. Come sempre raccoglieremo le immagini più significative per condividerle e commentarle con chi vorrà durante la consueta “Serata degli Auguri del CAI” a dicembre”.

Fonte: CAI Garfagnana – Gabriele Turri

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